Cos’è la procedibilità dei reati
La procedibilità, nel sistema penale italiano, è la condizione giuridica che determina se e come può essere avviata l’azione penale nei confronti di un presunto autore di reato. Non tutti i reati, infatti, si perseguono allo stesso modo: alcuni sono procedibili d’ufficio, altri solo a querela di parte.
Comprendere questa distinzione è fondamentale non solo per la persona offesa, che può avere un ruolo attivo o meno nell’avvio del procedimento, ma anche per il difensore, che deve calibrare la propria strategia difensiva sulla base della procedibilità.
Procedibilità d’ufficio e a querela di parte
La procedibilità d’ufficio comporta che l’azione penale venga promossa automaticamente dall’Autorità giudiziaria non appena giunge notizia di reato, indipendentemente dalla volontà della persona offesa. È il caso, ad esempio, dei delitti più gravi, come l’omicidio o i reati di criminalità organizzata.
La procedibilità a querela di parte, invece, presuppone che la persona offesa presenti una formale querela penale entro un termine stabilito (in genere tre mesi, salvo eccezioni). In assenza di querela, l’azione penale è improcedibile. Questo meccanismo assegna alla vittima un ruolo decisivo: se sceglie di non agire, il reato rimane senza seguito processuale.
La distinzione non è solo teorica: può incidere in modo diretto sulla difesa, sulla possibilità di raccogliere prove e persino sulla durata complessiva del procedimento.

La normativa e le riforme recenti
Negli ultimi anni il legislatore è intervenuto per rimodulare l’ambito della procedibilità, con l’obiettivo di concentrare le risorse della giustizia penale sui casi di maggiore gravità e ridurre il numero di procedimenti di scarso impatto sociale.
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Decreto legislativo n. 36/2018 ha ampliato i reati procedibili a querela, in particolare nei casi di reati contro la persona e contro il patrimonio caratterizzati da offesa di valore privato o modesto.
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Riforma Cartabia (legge delega n. 134/2021 e decreto attuativo) ha ulteriormente esteso i casi di reati procedibili a querela, includendo anche alcune contravvenzioni, con l’intento di alleggerire il carico delle Procure e favorire la deflazione del contenzioso.
Questi interventi hanno segnato un cambio di prospettiva: sempre più reati di minore gravità passano da procedibilità d’ufficio a procedibilità a querela, spostando la decisione di procedere direttamente sulla vittima.
Querela, termini e remissione
La querela penale deve essere presentata entro il termine stabilito dalla legge, di norma tre mesi dal fatto o dal momento in cui la persona offesa ne ha avuto conoscenza. Decorso tale termine, il reato diventa improcedibile.
Un aspetto centrale è la remissione della querela, ossia la possibilità per la persona offesa di ritirarla dopo averla presentata. Questo istituto estingue il reato, ma solo nei casi in cui la querela sia “rimettibile”. Le ricerche mostrano che l’interesse verso la “remissione querela” è elevato, a conferma della rilevanza pratica di questo meccanismo.
È evidente, quindi, che la scelta di proporre querela, i termini di legge e l’eventuale remissione possono cambiare radicalmente l’esito del procedimento.
Implicazioni pratiche e strategie difensive
Per la persona offesa, conoscere la procedibilità del reato è essenziale per decidere se e come attivarsi. Nei reati procedibili a querela, la mancata presentazione comporta automaticamente l’improcedibilità, mentre nei reati d’ufficio la vittima non ha potere decisionale in merito all’avvio dell’azione penale.
Dal punto di vista difensivo:
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Sapere se un reato è procedibile d’ufficio o a querela consente di valutare tempestivamente la strategia migliore.
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L’avvocato può verificare se esistono aggravanti che trasformano un reato normalmente procedibile a querela in procedibile d’ufficio.
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La conoscenza dei termini e delle eccezioni è determinante per evitare decadenze che renderebbero impossibile procedere.
L’estensione della procedibilità a querela, introdotta dalle riforme, ha un impatto anche sulla durata dei procedimenti: meno processi avviati per reati minori, ma maggiore responsabilità per la vittima, che deve valutare con consapevolezza il proprio interesse a procedere.
Conclusioni
La procedibilità penale non è un dettaglio tecnico: è un criterio fondamentale che determina l’avvio e l’andamento del processo penale. Le recenti riforme, in particolare la Riforma Cartabia, hanno ridisegnato il perimetro dei reati procedibili a querela, rafforzando il ruolo della persona offesa e alleggerendo il sistema giudiziario.
Per chi subisce un danno, per la difesa e per gli operatori del diritto, è cruciale conoscere i meccanismi della procedibilità, i termini per la querela e le conseguenze della remissione. Solo così si può valutare con precisione l’interesse a procedere e garantire una tutela effettiva dei diritti nel processo penale.
F.A.Q.
Cos’è la procedibilità penale e cosa significa?
La procedibilità penale indica la condizione che consente l’avvio dell’azione penale: nei reati procedibili d’ufficio interviene lo Stato, mentre nei reati procedibili a querela è necessaria l’iniziativa della vittima.
Quali sono i termini per presentare una querela penale?
In genere la querela penale deve essere presentata entro tre mesi dal fatto o dalla sua conoscenza. Trascorso il termine, il reato diventa improcedibile.
Cosa comporta la remissione della querela?
La remissione querela consente alla persona offesa di ritirare la querela già presentata. Nei casi in cui sia ammessa, estingue il reato e interrompe il procedimento penale.
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